Credo che da ogni sconfitta si debba uscire con qualche spunto di riflessione per migliorare. Oggi ho provato a fare mente locale e voglio condividere alcuni pensieri: sono sicuramente parziali e non troppo approfonditi, ma spero possano contribuire a un ragionamento più ampio.
Innanzitutto: se si vuole ottenere un risultato, bisogna scegliere lo strumento giusto. Il referendum non si è rivelato tale. Non in questo momento storico, non con queste regole del gioco, non su questi temi.
In secondo luogo, penso che dopo 25 anni dovremmo finalmente lasciarci alle spalle il Novecento. Dovremmo essere capaci di reinterpretare il ruolo dei sindacati e, forse, anche dei partiti, per offrire risposte concrete ai tanti problemi che vivono le persone. E forse dobbiamo tutti accettare che queste nuove interpretazioni non possono arrivare dai sessantenni, né dai cinquantenni, probabilmente nemmeno dai quarantenni. Serve dare spazio a chi questo tempo lo vive pienamente, con la prospettiva dei prossimi 20 o 30 anni.
Credo anche che si debba restituire dignità ai luoghi del dibattito e della decisione politica: al Parlamento, ai Consigli Regionali, a quelli Comunali. Dobbiamo trovare il modo di riaccendere un dibattito generativo, capace di produrre pensiero politico e sociale.
Come? Non ho una risposta certa. Ma di sicuro non la troveremo mettendo la testa sotto la sabbia, né dando la colpa a chi ha scelto di non votare, né arroccandoci sulle nostre ragioni rilanciando solo in vista delle prossime elezioni.
Francesco Saitta